“PRENDI UNA MATITA, TUTTA COLORATA” E DISEGNA LE TUE CURVE (grazie Moto Club Della Futa)


tramonto

“PRENDI UNA MATITA, TUTTA COLORATA” E DISEGNA LE TUE CURVE (grazie Moto Club Della Futa)

Fogli, colori, il rumore delle macchine da cucire, le grandi forbici che tagliano i tessuti…quelle lame che affondano nelle trame dei sogni. Le matite consumate, i pantoni abbandonati per un Photoshop che sovrappone livelli, idee, aggiunge e toglie con un clic; le pagine delle riviste che girano anche in pausa pranzo, rotoli e pezze di tessuti da registrare in magazzino, abiti provati e riprovati, e raccolti da terra. Perché c’era chi li buttava in terra e tu dovevi raccoglierli… rimetterli al dritto e sulle loro stampelle per poi riportarli in sartoria. Scuci e ricuci. Ordina e conta zip, bottoni; prova i lavaggi, le stampe, in una giornata lavorativa “tipo” che durava 10 ore se andava bene. Poi, quando a tarda sera rimani solo tu e pochi altri, spegnendo le luci di un ufficio vuoto, passi una mano sullo stand degli abiti: non riesco a descrivere la sensazione piena che provavo anche solo sfiorando quei tessuti. Anche se le collezioni non erano le mie, anche se c’erano le mie idee ma nessuno mi diceva mai “grazie” o “brava”. Qualcosa che puoi provare solo nel silenzio, pensando che comunque ne vale la pena di tornare a casa dopo 12 ore. Così come dopo una sfilata, quando tutto è finito, tutto è andato bene sai di aver vissuto ciò che hai scelto, ciò che più ti ha fatto sentire vivo. Lo rifarei, 100 volte più una, ma 100 volte più una mi rifermerei. Metterei un punto, comunque. Prendi altre strade, spesso chiudendo gli occhi, perché la vita prende velocità, e ti ritrovi come sulle montagne russe, con cambi bruschi di direzione ed il respiro che ti manca. Ho avuto un po’ paura, tante volte, allora ho indossato un casco. Gli occhi erano ridotti a fessure per il sole e la velocità, allora ho tirato giù una visiera. E le mani desiderose ancora di scorrere come su un foglio bianco hanno iniziato ad accarezzare un serbatoio che brontola, ribolle, vuole il pieno ed io con lui. Non ho più matite ma giro una chiave, e inserisco le ali nelle ferite, esplodo e sorrido pensando che in fondo me la godo e me ne fotto. Bastano 13 curve che diventano 1300, ma il conto lo tiene solo il tuo polso destro. Stringi le gambe e serri i piedi sulle pedane cercando di mettere insieme esperienza ed insegnamenti che infili come perle in una collana. E’ così che ora la mia anima continua disegnare e a parlare di me. Dopo l’ultimo turno sono scesa con i piedi per terra ed ho detto :” non so cosa ho fatto, ma mi sono divertita tantissimo”, mentre qualcuno mi diceva che avevo fatto un giro bellissimo! E tu, caro Paolo Marchioni non lo sai quanto ridevo sotto la visiera mentre ti sbracciavi e mi urlavi correggendomi ad ogni curva!!! oh, queste benedette traiettorie!! Quando mi hai detto che dovevo cercare il punto di corda della curva….pensavo di consultare Google maps 😂 Ma ridevo perché mi divertivo, sia chiaro! Ne incontrerai come me? Silenziose e cocciute come muli? Con queste spalle così rigide che faticano a scendere?? Grazie per il lavoro fatto insieme, grazie per aver rispettato i miei tempi ed i miei silenzi. E le mie paure. Ieri, a fine giornata, dopo quel bel tramonto che correva sui cordoli io so di aver fatto un buon lavoro su di me. Forse in pista meno ma che goduria tutta quella libertà! Grazie ancora Paolo per la professionalità, la pazienza e la passione che metti nell’infondere sicurezza a tuttE/i noi con l’anima che percorre lingue d’asfalto che portano ai sogni! A presto!