Passo della Futa? Da noi, si va “in Raticosa”. Carissimo Paolo, è strano che tu mi chieda cosa pensiamo noi della parte toscana della Sp 65 “della Futa” e che passa si dal Passo della Futa nel punto in cui si incrocia con l’altra bellissima strada che proviene da Pian del Voglio, ma che prosegue in direzione Bologna verso il Passo della Raticosa. Infatti, se da Firenze o dal Mugello decidiamo di fare una sgambatina svelta, ad esempio in mattinata per un caffè al celeberrimo chalet, il toscano dirà correttamente “si va in Raticosa”, che già di per sé rappresenta quasi un punto di confine, di quella bellissima vertigine che comporta trovarsi in cima al monte dove al di là, verso la discesa, si apre la prospettiva di un viaggio verso l’Emilia, l’esotico, il poco conosciuto e quindi uno stimolo per ogni motociclista, che per definizione rimane un esploratore, di sé o dei propri limiti.
Il “pistino di Monzuno”, la salita verso Vergato, il ponte fortificato di Castel del Rio sono mete poco conosciute dove i pochi iniziati accompagneranno i giovani apprendisti dell’arte della piega o le recenti conquiste sulla parte posteriore della sella per sorprendere e deliziare con la meraviglia della scoperta a due passi da casa; ma quello della Raticosa resta il primo di una serie infinita di Passi e percorsi che a destra dell’autostrada scende verso meridione: il Giogo, la Colla, la Sambuca, il Paretaio, il Carnevale, l’Eremo, il Muraglione, e, come diceva quella famosa pornostar, chi più ne ha più ne metta.
In Raticosa per un bel panino a pranzo o una fetta di torta per una colazione tardiva per zavorrare un po’ i nostri bolidi e impedirgli di prendere il volo si va sempre, e dico sempre appena hai la moto nuova, o per vedere le ultime novità appena uscite perché puoi scommettere che in un fine settimana di bel tempo, la moto appena sballata la becchi sempre, a farsi ammirare dai tanti curiosi, con un proprietario felice di pagare il dazio offrendo da bere. Certamente la meta non sarà mai importante quanto il viaggio, per un motociclista, e da meridione la Sp 65 si può prendere da diverse direzioni, tutte bellissime.
Torniamo in cima al Passo della Raticosa percorrendo l’ultimo tratto dove possiamo ammirare i resti di un gigantesco meteorite ferroso, riflettendo su quanti dinosauri possa aver stecchito quando è venuto giù. Belli carichi delle stupende emozioni che le nostre bellissime strade piene di curve ci hanno regalato ci fermiamo infine in Raticosa per salutare vecchi amici emiliani che abbiamo conosciuto qui quando si svolgono i preziosi eventi legati alla guida sicura su strada e ai test ride di prestigiose Case motociclistiche, tenuti dal M.C della Futa. Due chiacchiere, un saluto e via, pronti per la prossima serie di curve da pennellare, raccordare, godere in scioltezza e serenità.incantato della Badia di Moscheta e alla Locanda. Qui un cartello fuori dall’ingresso parla chiarissimo: “non si servono fiorentine ben cotte!” Da Firenzuola si può scegliere la direzione di Casetta, sempre sul circuito stradale che ci porterà sulla Sp 65 oppure una deviazione per veri intenditori, da Peglio e Carburaccia, praticamente un Bignami di ogni genere di curva possibile, impegnativa e senza respiro, ma assolutamente emozionante e che ci porterà poco sopra la deliziosa località di Piancaldoli, famosa come Firenzuola per l’estrazione di pietra serena, ma di una varietà decisamente più morbida.Una delle meno conosciute passa da Barberino del Mugello, dove lasciamo a malincuore le delizie balneari dell’invaso del Bilancino e del celebre Caffè Bahia, un vero chiringuito sul lago dove si prende il sole sorseggiando un coktail e ascoltando ottima musica.
Rimettiamo le tute di pelle e siamo pronti per la “Militare”, detta anche in tempi recenti “centopieghe”, deserta ma dal fondo pessimo purtroppo e che sbuca a Montecarelli. Oppure se all’ora di pranzo siamo ancora in Mugello, il bravo conoscitore della zona si fermerà per un tortello di patate al sugo d’anatra da Giorgione a sagginale, dal Valleri a Luco di Mugello oppure alla Bottega di Grezzano, tutte trattorie note anche per la, chevvelodicoaffare, bistecca alla fiorentina. Uscendo da Scarperia, celebre per l’autodromo internazionale del Mugello che ospita, fra le altre, le gare del Motomondiale, raggiungiamo Galliano e la strada di Panna, nota per le sorgenti. Percorso avvincente e tortuoso celebre per i numerosi saliscendi, un vero otto volante che richiede molta attenzione a non farsi prendere il polso destro. La più scontata ma anche la più ricca di storia, fra le vie di approccio alla Sp 65 rimane quella da Le Maschere. È questa praticamente l’ultima parte immutata in seguito ai lavori all’invaso del Bilancino dell’antico Circuito del Mugello, quello stradale, che dal 1914 al 1974 con vicende alterne vide disputare gare di auto e moto dapprima su fondi sterrati, e con i mezzi dell’epoca correre una gara del genere rappresentava una sfida già di per sé alla resistenza e all’affidabilità, poi asfaltati quindi sempre più veloci e pericolosi.
Ovviamente le gare su strada cessarono anche in favore di quelle decisamente più sicure sul bellissimo circuito chiuso famoso in tutto il mondo, orgoglio non solo del Mugello ma credo di tutta l’Italia.
Ognuno di questi tre approcci permette comunque, salendo il Passo verso la Futa, di affrontare le famosissime “scalette” di Monte di Fo, una serie di tornanti strettissimi dove il vero manico si riconosce subito, una tesi di laurea del motociclista. Saper chiudere in scioltezza le scalette vuol dire saperci fare davvero. Una quarta via di approccio alla Sp 65 che prendiamo esclusivamente per raggiungere Covigliaio e la Raticosa, ma che ci permette di vivere appieno l’atmosfera del circuito stradale è quella che passa da Firenzuola dopo aver percorso il meraviglioso Passo del Giogo, scendendo dal quale è consigliatissima la sosta nel bosco.
Ecco qui, carissimo Paolo, cosa è per noi toscanacci il Passo della Futa. La riflessione più bella comunque rimane sul fatto che sia noi con la nostra “Raticosa”, sia voi con la vostra “Futa”, siamo proiettati al di là, verso quella che consideriamo la terra altrui, e raggiungerla in sella alla moto rimane un simbolo di conquista, di raggiungere qualcosa lontano, anche se di poco, da ciò che è familiare. Sebbene rimanga la giratina per prendere il caffè, percorrere questa strada non è mai qualcosa di scontato, ma sempre fonte di bellissime emozioni.
Carlo Kiddo Nannini